PERUGIA – Il Consiglio Regionale dell’Umbria ha approvato a fine dicembre il Documento di Economia e Finanze Regionale (DEFR) per il triennio 2021-2023, di cui la componente socio-sanitaria costituisce giustamente una parte importante sia per gli aspetti più strettamente economico-finanziari costituendo il fondo sanitario regionale più dei ¾ del bilancio complessivo della Regione e sia per l’impatto che le politiche socio-sanitarie hanno sulla vita anche quotidiana dei cittadini.
Opportunamente la Sanità ed il Sociale sono state inserite in una unica area perché costituiscono entrambi l’insieme dei servizi dedicati alla tutela complessiva della persona ed alla garanzia del benessere psico-fisico, così come prevede la Costituzione e come propone la legge 833/78 che istituisce in Italia il Servizio sanitario nazionale. Per questo riteniamo fondamentale che in questa legislatura vada completato l’iter di integrazione tra Sanità e Sociale, dopo che nella passata legislatura ne era stata unificata la governance in unico assessorato, riportandone ad un “unum” anche la programmazione e la gestione all’interno di un unico ed unitario Piano Socio-Sanitario.
Condivisibili gli obiettivi strategici e le aree di intervento individuati nel DEFR 2021-23 (rilancio della sanità territoriale ed ospedaliera, potenziamento della prevenzione ed utilizzo della tecnologia). Ma alla luce anche delle esperienze maturate in occasione della recente emergenza della pandemia da Covid 19, riteniamo che vada fatto un passo in più verso un “rilancio-ripensamento” complessivo e sistemico (istituzionale ed organizzativo) dell’intero servizio sanitario e sociale dell’Umbria.
In questo contesto di cambiamento, che noi auspichiamo e per il quale siamo disponibili a dare il nostro contributo propositivo di idee e di impegni, riteniamo prioritarie alcune azioni di programmazione e di gestione senza le quali a nostro parere, alcuni degli stessi obiettivi temiamo possano restare solo proposte, e se non se ne individuano anche tempi certi e risorse adeguate, c’è il rischio che il DEF rimanga solo un bel documento.
Per rendere concreti alcuni obiettivi ed attuarli secondo noi è fondamentale
Ci preoccupa e la riteniamo una forte criticità, la indeterminatezza nel DEFR di alcune azioni relative al capitolo dei “Diritti e delle politiche sociali e della famiglia”. Capitolo nel quale manca anche ogni minimo riferimento al 3° settore che pure negli ambiti dei sistemi di Welfare, da sempre e dovunque, è il soggetto che più può contribuire a garantire maggiore qualità ed umanizzazione “dei” servizi e “nei” servizi.
Come pure ci preoccupa il generico riferimento alla cronicità ed alla disabilità, poiché l’Umbria –come rileva il 54° Rapporto CENSIS del 2020- è la Regione con il più alto tasso di malati cronici (409.000 unità pari al 46.6% della sua popolazione).
Ci sarebbe ancora in campo l’ipotesi di un “cambiamento dell’attuale assetto organizzativo e operativo delle aziende sanitarie”, come si legge a conclusione del Memorandum d’Intesa per la Salute tra Regione ed Università del 22 gennaio 2020, e ci sarebbe ancora in campo la conclusione (e/o la rivisitazione) del Piano Sanitario.
Volendo ci sono le occasioni per una profonda riflessione sul futuro del servizio socio-sanitario dell’Umbria e c’è la possibilità di ripensare il suo assetto istituzionale ed organizzativo rafforzandone i pilastri per cui è stato istituito come un sistema pubblico ed universale che garantisce globalità ed eguaglianza di trattamento a tutti i cittadini.
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