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Al cinema, Attacco al potere… e alla noia del terzo capitolo: Butler e Freeman convincono

VISTI DA VITTORIA di VITTORIA EPICOCO | L’attacco alla presidenza Usa e il nemico che non ti aspetti: il trailer

di Vittoria Epicoco

Attacco al Potere 3 – Angel Has Fallen, diretto questa volta da Ric Roman Waugh, riesce ad essere perfettamente in linea con i primi due capitoli della trilogia.

È risaputa la facilità con la quale si possa correre il rischio di concludere una saga nel peggiore dei modi, con una sorta di climax discendente, specie se i film che la compongono non lasciano intendere ben definitamente un prosieguo certo, fatto sta che questo rischio è stato sagacemente evitato. In maniera assolutamente marginale e limitata, ma è anche interessante notare che tutti e tre i lungometraggi escono in momenti storici in cui i fatti narrati sono praticamente analoghi a quelli reali.

Ma comunque non è questo ciò che interessa.

Se nei primi due episodi l’obiettivo era attaccare senza mezzi termini “l’Olimpo”, questa è invece la volta di Mike Banning (Gerard Butler), vero e proprio angelo custode del nuovo presidente Usa Alan Trumbull (Morgan Freeman), subentrato ad Asher (Aaron Eckhart), qui assente nel cast.

Attaccare la presidenza americana direttamente dall’interno sembra essere una scelta inizialmente vincente e porterà a galla un aspetto probabilmente e tristemente realistico dei sistemi politici mondiali. Dopotutto, il nemico è sempre chi non ti aspetti…

Molte le critiche sul fatto che la trama è prevedibile (a questo punto alziamo gli occhi al cielo), ok il modus operandi è all’incirca il medesimo: l’attacco alla presidenza e un eroe salvifico che pare ancora in cerca di se stesso, e comunque nonostante questa trama così intuibile, il film riesce ad essere anche divertente; ma non è tanto su di essa che lo spettatore si dovrebbe soffermare, quanto piuttosto sull’esplosività di questo ultimo episodio, di cui Butler dopo 300, Giustizia Privata e gli altri due capitoli di questa stessa saga, diventa la miglior nominee agli action-movie americani.

Se ci sono catastrofi su scala mondiale, tali da portare chi guarda a domandarsi se siano disastri che mai succederanno? Chiaramente sì, ma è assolutamente questo che fa di questo film un’esperienza adrenalinica.

L’abilità con cui la fatidica ovvietà della trama tiene sulle spine chi guarda è – esageriamo – lodevole. Anche perché, va detto, un conto è la trama nella sua sintesi, ma un altro sono gli “aggrovigliamenti con cui viene srotolata”, che a volte possono essere scontati, ma altre no. 

Quindi sì, effetti speciali, esplosioni, morti (qui, la linea per passare da un film d’azione allo splatter è sottile) mantengono alto il tono di tutto un film che certo, probabilmente in loro assenza non sarebbe stato così avvincente, perciò i ringraziamenti vanno in gran parte a Terry Glass e Marc Massicotte.

Infine, se tra il cast non vengono riproposti volti apparsi in precedenza, fa capolino una “timida” Jada Pinkett Smith nel ruolo dell’agente Helen Thompson che, nonostante interpreti una donna forte e risoluta, non riesce del tutto a fondersi con questa personalità.

Stessa sorte per il Premio Oscar Morgan Freeman, sul quale però non ci dilunghiamo troppo causa rischio spoiler.

Ad ogni modo questo capitolo era volto – e si vede – a dare ampio spazio al protagonista (lo dice il titolo stesso) e, beh, missione compiuta!

Il terzo attacco al potere è ora al cinema.

Il trailer ufficiale:

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Manifestazione per il lavoro. Repertorio (foto romanoprodi.it)

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